
"Il tema del lavoro, l'ambiente operaio, la passione politica, e anche un certo segno scuro che delinea vicende e figure - quasi tutto insomma, - in Le reti vuote, richiama l'esperienza neorealista. Ma non credo che Vasco Lucarelli abbia avuto presente quel modello, da cui lo distinguono differenze almeno pari alle affinità. Se il neorealismo, sulla scia del più prestigioso capostipite, Uomini e no, era una mescolanza o simbiosi di naturalismo ed espressionismo, di aspirazione popolare e di inalienabile sigla intellettualistica, per cui da un lato aspirava a radicarsi nella storia e dall'altro lato era in tensione sti/istica verso l'avanguardia, il lavoro del Lucarelli fonda la sua dignità su di un terreno molto più semplice. Diciamo che il suo raccontare ricalca un sentimento della realtà così diretto, così immediato che si può definire laico: la realtç,., nel suo mondo narrativo, è tutto, fisica e metafisica, è quel «dramma esteriore perfettamente costruito» che secondo Giaime Pintor rendeva superflui, ai suoi anni, ogni dramma interiore." (dalla prefazione di Geno Pampaloni)
Nessun commento:
Posta un commento